Spesso il mondo femminile, nell’esigenza di affermare i propri diritti e la propria situazione paritaria rispetto all’uomo, nega la propria identità omologandola a quella maschile. Le parole fragilità, ricettività sono purtroppo considerate ancora sinonimi di passività, debolezza, impotenza. Ebbene, l’essere madri implica dedizione, devozione e, sì, anche fragilità: accettazione del proprio corpo che cambia, accoglienza di un nuovo individuo, sbilanciamento della propria singolarità, dirottamento del proprio centro gravitazionale. Le sculture di Barbara Hepworth sembrano suggerire un ripensamento profondo, un rimodellamento radicale del concetto di femminilità. La fragilità del corpo femminile, la sua predisposizione a ricevere vengono esaltati come forze matrici della sua potenza, anziché fattori limitanti.
COLLABORATRICE | Classe 1993, nata in Provincia di Padova. Laureata alla triennale in Filosofia a Padova, ora vive in Regno Unito e studia Estetica e Storia dell'Arte. Spende il proprio tempo libero a visitare mostre, esibizioni, nuove città. Possiede una particolare attrazione per le arti visive. Ama viaggiare e pensare al mondo come la propria casa. Punto debole: un amore per l'Italia e la sua inviolabile bellezza.